Il nuovo allestimento museografico del Museo di storia naturale ed Accademia dei Fisiocritici, ospitato nell'ex monastero camaldolese "della Rosa" di Siena, costituisce un intervento condotto con attenzione nei confronti della preesistenza, senza tralasciare di tradurre le nuove esigenze, imposte dal l'adeguamento funzionale e impianti stico, secondo un linguaggio contemporaneo, sobrio e ben calibrato. L'inserimento del complesso nel sistema museale senese, nel 1996, ha imposto la riorganizzazione e l'aggiornamento degli spazi espositivi, ovvero il potenziamento dell'offerta museale, didattica e cultura le nel suo insieme. Sviluppato per lotti funzionali successivi, a partire dal 2000, il progetto è stato coordinato dapprima dall'architetto Adriano Perra e, successivamente, dall'architetto Roberto Castellani, i quali si sono fatti interpreti degli spazi esistenti, in particolare recuperando alla funzione museale quegli ambienti ipogei che l'indagine in situ aveva portato alla luce. Infatti, mentre la sistemazione dei locali ospitanti il laboratorio di tassidermia o la raccolta di foraminiferi e meteoriti dell'abate Ambrogio Soldani si sono distinte per un'azione di aggiornamento dell'impianto museografico, con le opportune integrazioni in termini impiantistici e di fruizione didattica degli ambienti, invece, maggiore attenzione ha richiesto l'allestimento dei vani posti al piano seminterrato e di quelli interrati venuti alla luce. Infatti, la necessità di costituire un collegamento fisico tra il Museo e l'Orto Botanico ha comportato la decisione di riaprire le arcate prospettanti il parco, favorendo di fatto la formazione di nuovi ambienti espositivi da destinare a eventi temporanei; e ancora, nuovi ambienti espositivi sono stati ricavati negli ipogei venuti alla luce durante i lavori che, messi in collegamento con i vecchi magazzini del monastero, hanno contributo alla formazione di un percorso espositivo eterogeneo per qualità degli spazi collegati tra di loro, così contraddistinti da significativi salti di quota, riuniti in modo convincente secondo un linguaggio contemporaneo, destinato a caratterizzare il percorso espositivo e l'allestimento museografico. La preesistenza, così come è stata rinvenuta, viene lasciata a vista, salvo i necessari interventi per la conservazione delle membrature in tufo, diventando il palinsesto su cui innestare il percorso per la fruizione della nuova esposizione di reperti archeologici in vetrine disegnate su misura, così da adattarsi agli specifici spazi a esse destinati. Il ricorso al legno non è scontato, soprattutto per il felice accostamento delle nuove inserzioni con la preesistenza che favorisce il riconoscimento delle variazioni del percorso, per il quale, ancora, si fa ricorso alla materia lignea per segnare il tracciato, accordandola al testo tufaceo nella scelta della specie legnosa. A questo dialogo per accordo cromatico, si contrappone la risoluta dissonanza propria del nitore degli elementi in metallo e vetro - di vetrine, parapetti e passerella- con la scabrosità delle superfici tufacee a vista, segnata- se non bastasseda calcolati scostamenti, profonde incisioni e leggere, quanto significative, variazioni di livello che contribuiscono a mediare questo confronto secondo superfici mai complanari o collidenti. La cifra dell'intervento è tanto chiara nell'apprestamento dell'ipogeo, per come ne viene valorizzata la fruizione accettandone la conformazione, senza piegare la preesistenza a un forzato uso dello spazio, quanto nella sala della raccolta Mascagni, dove le superfici esistenti vengono trattate come delle tele- di colore bianco- sulle quali esporre il ricco materiale documentario dello studioso senese. Le superfetazioni esistenti vengono rimosse, cosicché lo spazio possa essere scandito verticalmente da una nuova quota di passerelle che, dialogando alla stessa altezza delle capriate, finisce con attribuire un nuovo ruolo alle strutture lignee, in parte interferendo con il significato tettonico dell'organismo di copertura.
Manlio Montuori
The new layout of the Museum of Natura l History and Academy of Sciences, hosted in the former "della Rosa" monastery of the Camaldolese Order in Siena, is the result of an operation with attention to the pre-existent, without ignoring the interpretation of new requirements deriving from the functional and systemic upgrades, expressed in a contemporary, restrained and well-calibrated language. The inclusion of the compound in the museum system of Siena since 1996 made it necessary to reorganise and modernise the exposition space by augmenting the cultural, educational and expositional aspects of the museum as a whole. Developed and implemented by a series of successive functional lots beginning in 2000, the design was initially directed by architect Adriano Perra and later by architect Roberto Castellani, who both interpreted the existing spaces, in particular, recovering the underground rooms that the site survey had revealed for museum functions. In fact, while the arrangement of the rooms housing the taxidermy laboratory or Abbot Ambrogio Soldani's collection of Foraminifer and meteorites was distinguished by a museographic upgrade with the appropriate integrations in terms of electrical and mechanical systems and the educational scope of the expositions, the arrangement of the basement rooms and the newly discovered underground spaces required greater attention. The need to constitute a physical connection between the museum and the Botanical Gardens led to the decision to reopen the arcade facing the park. This, in turn, led to the formation of new exposition spaces to house temporary events. In addition, new exposition spaces were situated in the underground areas discovered during worksite activities, which when connected to the former storerooms of the monastery, contributed to the formation of an exposition itinerary distinguished by the heterogeneous qualities of the interconnected spaces and by significant changes in elevation, convincingly united in a contemporary manner that certainly characterises the museographical layout and staging. Pre-existing elements have been conserved and left exposed as found, except for the necessary operations to preserve the structural tuff members. The new exposition itinerary of customised display cases containing archaeological finds has been grafted onto this palimpsest so that the exhibition adapts to the specific spaces where the cases are placed. The use of wood is not ordinary, especially the appropriate addition of new insertions to the pre-existent, which facilitates recognition of itinerary alternatives. Here again, wood is used to indicate the path, harmonising the choice of the wood with the surface of the tuff stone. This dialogue in chromatic harmony forms a counterpoint to the resolute clash of the shine of metal and glass elements-display cases, railings and walkways-with the rough surfaces of the exposed tuff, marked (as if the contrast was not already sufficienti by calculated gaps, deep inscriptions and slight but significant level variations that contribute to negotiating this confrontation of surfaces that are never coplanar or colliding. The key to the operation is very clear in the preparation of the underground spaces in the way the fruition is enhanced by accepting the conformation, without forcing the pre-existence into an imposed use of the space. In the case of the Hall of the Mascagni collection, the existing surfaces are treated like a white canvas, upon which to display the rich documentary material of the scholar of Siena. The existing superfetations were removed so that the space could be vertically marked by a new level of walkways that placed at the same height of the roof trusses and attribute a new role to the wooden structures, partially interfering with the tectonic significance of the covering body.
Manlio Montuori
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